Una donna riceve per quattro anni 21.766,82 euro di pensione di orfano, la previdenza sociale le chiede di restituirli e la giustizia stabilisce che deve restituire solo tre mesi

La Corte Suprema di Cassazione ha respinto il ricorso presentato dall’INPS contro una donna a cui era stato ingiunto di restituire 21.766,82 euro, corrispondenti a quattro anni di pensione di reversibilità percepita in eccesso. La vicenda risale al 2009, quando la donna aveva iniziato a ricevere regolarmente l’assegno pensionistico dopo la morte del padre.

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Nel 2010 l’INPS aveva riconosciuto un’altra pensione sullo stesso defunto a un altro beneficiario, senza però modificare l’importo versato alla donna. L’errore è stato rilevato solamente nel 2016, quando l’istituto previdenziale ha intimato alla donna la restituzione dell’intera somma percepita in più.

La donna ha impugnato la decisione dinanzi al Tribunale di Roma, che inizialmente aveva dato ragione all’INPS. In appello, però, la sentenza è stata modificata: la corte ha stabilito che la beneficiaria avrebbe dovuto restituire soltanto gli ultimi tre mesi di pagamenti, poiché non sussisteva alcuna responsabilità a suo carico.

L’INPS ha presentato ricorso in Cassazione, sostenendo che la donna avrebbe dovuto accorgersi dell’errore. La Corte Suprema ha invece confermato la decisione del giudice d’appello, evidenziando come l’ente avesse tutti i dati necessari per correggere tempestivamente l’anomalia, ma avesse agito con ingiustificato ritardo.

La sentenza stabilisce un importante precedente in materia di recuperi pensionistici, limitando a tre mesi la retroattività delle richieste di restituzione quando l’errore dipende esclusivamente da negligenza amministrativa e in assenza di malafede da parte del beneficiario.

Fatto a mano by nico