Una donna si appropria di 80.380 euro dal conto cointestato con il fratello defunto e viene assolta dalla giustizia: il denaro apparteneva a entrambi i cointestatari

Il Tribunale Provinciale di León ritiene che non vi sia stata appropriazione indebita poiché non è stato dimostrato che i fondi fossero esclusivamente del defunto né che l’imputata abbia agito a scopo di lucro. Il Tribunale Superiore di Giustizia dei Paesi Baschi ha assolto una donna accusata di essersi appropriata di oltre 80.380 euro provenienti da tre conti bancari condivisi con il fratello, deceduto nel 2016. I nipoti del defunto sostenevano che la zia si fosse appropriata indebitamente di quel denaro, che doveva far parte dell’eredità, ma la giustizia ha dato ragione all’imputata e ha escluso qualsiasi reato. Al momento della morte del fratello, la donna ha trasferito quasi tutto il denaro dal conto bancario di cui entrambi erano cointestatari a un altro conto di cui era l’unica titolare. Infatti, una delle operazioni più eclatanti è stata il trasferimento di 80.380 euro, effettuato solo tre giorni dopo la morte del fratello. I nipoti, venuti a conoscenza del fatto, hanno denunciato la zia (sorella del defunto) per aver prelevato i fondi che entrambi avevano in conti congiunti, per un importo di 171.621,34 euro, che la donna ha trasferito quasi interamente su un conto intestato esclusivamente a lei. Per i querelanti, tali fondi non erano suoi e dovevano essere distribuiti tra gli eredi. Tuttavia, la difesa ha presentato un testamento olografo firmato dal defunto e ha sostenuto che la cointestazione dei conti rifletteva un rapporto economico condiviso tra i due fratelli.

Nessuna prova di appropriazione indebita

Il Tribunale provinciale di León, ora sostenuto dal TSJ dei Paesi Baschi, ha respinto le accuse ritenendo che non fosse stata dimostrata né la titolarità esclusiva dei fondi da parte del defunto, né l’intenzione di appropriarsi di beni altrui da parte dell’imputata. Secondo il tribunale, “l’accusa non ha nemmeno affrontato la questione della provenienza dei fondi di tali conti, né ci ha fornito alcuna ragione per escludere la possibilità che … il defunto avesse compiuto un atto di gratuità a favore dell’altra titolare del conto”.

Inoltre, si sottolinea che “non essendo giunto questo Tribunale alla convinzione che la donna abbia dato all’istituto di credito i suddetti ordini di trasferimento con l’intenzione di appropriarsi di beni altrui, senza che la Camera abbia nemmeno elementi di giudizio sufficienti per attribuire ai querelanti una parte dei saldi dei conti correnti da cui sono stati effettuati tali trasferimenti, l’imputata è assolta da ogni responsabilità penale”.

Questione di diritto civile, non penale

Il tribunale ha spiegato che questa controversia doveva essere risolta con un contenzioso di natura civile e non penale. Sebbene i nipoti del defunto ritengano che parte del denaro spetti loro, i giudici insistono sul fatto che non vi sono prove sufficienti di un reato di appropriazione indebita. “La questione relativa alla titolarità dei fondi bancari è essenzialmente civile”, si legge nella sentenza.

Con questa decisione, si conferma che non può esserci condanna penale se non viene chiaramente dimostrato che i fondi erano esclusivamente del defunto e che la donna ha agito con dolo. Nonostante questo rifiuto, il tribunale ricorda che “i querelanti possono adire le vie civili per risolvere definitivamente la controversia sull’eredità”.

Pertanto, la via penale è chiusa, ma rimane aperta la possibilità di adire la giurisdizione civile se i familiari ritengono di dover rivendicare una parte dei fondi prelevati dalla donna.

Fatto a mano by nico